I
leader delle multinazionali non si rendono conto che le azioni più efficaci sono
quelle più semplici. Basta "solo" avere un buon prodotto e qualcuno che ne parli
bene.
L’esistenza
umana è caratterizzata da poche certezze consacrate e condivise dalla maggior
parte delle persone. Queste stesse verità risultano ancor più genuine, efficaci
e stimolanti quando poggiano su delle basi semplici. Andando a razionalizzare e
descrivere quanto pocanzi detto pensiamo all’arte culinaria: benché i grandi
chef mondiali si industrino continuamente nella preparazione di sofisticate
pietanze che possano deliziare i palati più sopraffini, ancora oggi siamo in
grado di apprezzare e, perché no, forse preferire, il cosiddetto “pane, olio e
sale” della nonna.
A
volte la ricchezza delle cose non risiede nella loro complessità ma nella loro
efficace semplicità. Questa banale regola calza in maniera quasi perfetta
nell’advertising. Le aziende sono impegnate quotidianamente nel
contendersi i mercati a suon di campagne pubblicitarie. Azioni di direct
mailing, spot televisivi, location costose, testimonial vip, sono solo alcuni
aspetti che caratterizzano le odierne strategie delle imprese volte a
differenziarsi le une dalle altre nel caos mass-mediatico generato dalle loro
azioni.
Il
fine è sempre lo stesso, il più semplice da comprendere, il più difficile da
perseguire: la conquista del cliente. Ma il vero “must” dovrebbe essere
la sua fidelizzazione. Rimanendo nella metafora culinaria, Bob Levoy,
consulente, affermava: «la prova della torta non sta nell’assaggio ma nel
chiederne dell’altra». E la ragione per cui molte realtà imprenditoriali
falliscono nel giro di pochi anni risiede nella loro “marketing myopia” ovvero
nell’incapacità di capire che si conquista veramente un cliente quando lo si
porta a riacquistare e il riacquisto, a differenza della prima prova spesso
impulsiva, è un atto razionale e motivato.
Un
cliente che sceglie per la seconda volta diventa un moltiplicatore dei valori
aziendali verso l’esterno. Siamo nel mondo del passaparola, la più
semplice ed efficace delle pubblicità. Ma quali sono gli ingredienti che un buon
imprenditore dovrebbe possedere nella sua cucina per preparare questa semplice
pietanza?
Il
primo è il più difficile da ottenere: si deve avere un ottimo prodotto. Se si
parte da questa base allora si può attuare un buon piano di marketing
passaparola. Perché? Semplice, nel passaparola entrano in gioco la faccia e la
reputazione di chi diffonde un messaggio, si deve quindi avere una piena
consapevolezza di ciò che si sta pubblicizzando. Il bello è che chiunque può
diventare promotore di un prodotto, da un dipendente stesso dell’azienda, ai
fornitori, ai clienti, agli opinion leaders. Si pensi a quanto sia importante,
per esempio, motivare un proprio lavoratore e far sì che quest’ultimo creda in
ciò che fa.
Un
dipendente coinvolto diventa il primo dei clienti, e un cliente soddisfatto il
primo dei promotori. Ecco allora la regola d’oro per il buon manager aziendale:
carpire i sentimenti e l’opinione di tutti coloro che ruotano attorno
all’impresa, perché chiunque può essere soggetto moltiplicatore di valore
all’esterno.
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