«Il
conformismo è il peggior nemico della creatività. Chiunque sia incapace di
prendersi dei rischi non può essere creativo» Oliviero Toscani.
Il nostro concetto di pubblicità può essere
visto come uno spartiacque tra un modello commerciale di fotografia pubblicitaria
tradizionale e quello moderno, in cui non è più l’oggetto commissionato a
colpire l’attenzione dell’osservatore, ma il soggetto che riflette il pensiero
dell’autore. Kusterle, infatti, realizza immagini che, al
di là di precisi obbiettivi di mercato, sembrano estratte dal grande teatro della vita e, più in particolare dal mondo onirico, che volenti o nolenti interagisce con la vita cosciente e razionale.
di là di precisi obbiettivi di mercato, sembrano estratte dal grande teatro della vita e, più in particolare dal mondo onirico, che volenti o nolenti interagisce con la vita cosciente e razionale.
Kusterle
perfeziona e usa deliberatamente un linguaggio scioccante e
sconvolgente, spesso crudo e spietato, che potrebbe riportarci ai metodi
pubblicitari di shock-vertising e in particolare della Yobbo advertising, cioè
quella forma di pubblicità che mira a impressionare con ogni mezzo possibile il
pubblico nella speranza di catturarne l’attenzione.
È quel tipo di réclame che cerca di provocare, allarmare, offendere di proposito la propria audience attraverso vari espedienti che vanno dalle immagini disgustose, alle oscenità, alle volgarità, alla violazione di tabù religiosi o di convenzioni sociali, alle offese alla morale.
È quel tipo di réclame che cerca di provocare, allarmare, offendere di proposito la propria audience attraverso vari espedienti che vanno dalle immagini disgustose, alle oscenità, alle volgarità, alla violazione di tabù religiosi o di convenzioni sociali, alle offese alla morale.
Una pubblicità efficace in questo senso
dovrebbe essere quella in grado violare una data norma, sociale o personale, e
cogliere quindi di sorpresa uno spettatore, riuscendo di fatto a focalizzare su
di sé l’attenzione. Una volta catturata l’attenzione si innescherebbe il
processamento dell’informazione perché un individuo sarebbe portato a cercare
di comprendere il motivo di tale sorpresa.
Le immagini ritratte da Kusterle, attraverso la
tecnica della staged photography mettono in scena una nuova interpretazione
della “differenza”. Il termine, infatti, acquista qui un significato polemico e
oppositivo di grande impatto. Gli scatti mostrano “diversi” tipi di corpi,
profili, essenze primitive.
Tutte queste differenze si fondano su
proibizioni, su un’impossibilità di coesistenza, su una differenza che separa
invece che unire. Kusterle e Temporary quindi, prendendo atto di queste
diversità e divieti, vogliono far sì che il Brand Temporary assuma un tono più
impegnato, che non si limiti a fornire una semplice rappresentazione
“oggettiva” del mondo, ma si impegni ad assicurare la coabitazione di identità
opposte, per abbattere le barriere e assicurare il dialogo tra le persone,
anche attraverso il lavoro. Temporary in pratica mette in piedi l’ambizioso
progetto d’integrare gli opposti, appianare le differenze e combattere le
diversità sotto un’unica bandiera, quella del “LAVORO”.
Kusterle e Temporary, con questa pubblicità hanno
voluto colpire con forza il castello di pregiudizi, d’ipocrisia, di perbenismo,
malafede ideologica, convenzioni comportamentali e visuali dentro al quale
è saldamente barricata gran parte dell’opinione pubblica sia italiana, sia
mondiale. Questa pubblicità si può amare o odiare, ma è indubbio che sia capace
di produrre discussione su un tema talvolta scottante e difficile come il
“Lavoro”. Questa è la sua forza, unita a un grande talento tutto da vedere e
ammirare.
Nessun commento:
Posta un commento