Spesso
nella conversazione molti
commettono l'errore di focalizzarsi su sé stessi, facendo pieno affidamento
sulla propria bravura nel sapersi esprimere, sulla propria ricchezza
concettuale, sulla creatività e sulla cultura di cui si
dispone.
Sicuramente
le persone che hanno molto da dire e lo sanno anche dire posseggono tutti i
presupposti per poter essere degli splendidi comunicatori, ma se contano di poter
essere efficaci semplicemente sciorinando il loro repertorio ben presto sono
costrette a fare i conti col fatto che la conversazione non è un processo
unidirezionale, dove c'è un soggetto attivo che si esprime e uno passivo che
ascolta e recepisce.
Anzi,
lo stesso ascolto e la disponibilità a recepire di un soggetto sono molto
condizionati dal suo coinvolgimento nella conversazione. Se gli viene negata
attenzione difficilmente si sentirà motivato a mantenere un buon livello di
partecipazione.
Per
poter incidere sull'altro bisogna dunque coinvolgerlo, renderlo soggetto attivo. Sicuramente un ottimo
ed efficacissimo strumento per ottenere questo risultato sono le domande. Le
domande mettono l'altro al centro dell'attenzione. Inoltre, consentono di
ottenere informazioni utili e di verificarle. Esistono fondamentalmente due tipi
di domande: domande chiuse e
domande aperte. Le domande
chiuse ci consentono di giungere rapidamente, ed in maniera inequivocabile,
all'informazione di cui abbiamo bisogno. Esse implicano risposte brevi, precise
e vincolate. Generalmente pongono l'alternativa: sì/no. Ecco degli esempi:
- Sai giocare a tennis?
- Sei uscito ieri?
- Ti piace questo caffè?
Questo
tipo di domande "impegnano" l'interlocutore, lo vincolano ad un'affermazione ben
precisa, nei confronti della quale deve dimostrare coerenza, pena la
disapprovazione di chi gliel'ha posta (che ne dedurrebbe inaffidabilità e
insincerità).
Le
domande aperte invece sono più "colloquiali", consentono all'interlocutore di
esprimersi liberamente e di far emergere da solo ciò che desidera comunicare.
Servono a sciogliere il
ghiaccio, ad avviare una conversazione, ma anche ad approfondire il
livello di confidenza che si ha con l'altro.
Fondamentalmente
si distinguono tre tipi di domande aperte:
- domande aperte dirette (che mirano direttamente ad una questione), ad es.: perché non sei venuto alla riunione ieri?
- domande aperte indirette (che fanno parlare genericamente di qualcosa), ad es.: cosa pensi delle riunioni che stiamo facendo?
- domande aperte stimolo (che genericamente invogliano a parlare), ad es.: come va oggi?
Altro
modo per stimolare l'altro a dialogare è semplicemente... stare zitti! In un
certo senso il silenzio si potrebbe considerare come la domanda aperta (stimolo)
in assoluto.
Naturalmente
stare zitti ed ascoltare risulta più difficile che parlare, soprattutto se
l’insicurezza ci spinge a riempire i silenzi con parole. Stare zitti, fare le
domande giuste ed ascoltare attivamente, sono i segreti della buona
comunicazione.