venerdì 17 giugno 2011

Stress da lavoro, un costo per le aziende

La valutazione è obbligatoria da gennaio. Ridurre le tensioni fa bene all'ambiente ma anche ai conti: lo stress in Europa costa il 4% del Pil.

Si tratta indubbiamente di uno dei temi emergenti nel mondo del lavoro. Anche perché dal primo gennaio scorso è entrata in vigore la normativa che prevede l'obbligo per le aziende di valutare lo stress lavoro-collegato. Turni, carichi e ritmi di lavoro, incertezza delle prestazioni richieste, i rapporti fra colleghi e quelli con il capo. Sono tutti elementi che oggi le società devono tenere sotto controllo, effettuando specifiche valutazioni. Fra l'altro, se questo indubbiamente va a migliorare l'ambiente lavorativo, si tratta di un fattore che per l'azienda è conveniente anche in termini economici.
Un'indagine della Commissione Europea evidenzia che fra il 50 e il 60% dei giorni di lavoro persi nel Vecchio Continente sono dovuti a problemi di stress. Nella sola Gran Bretagna, si perdono per problemi di questo tipo circa 10 milioni di giorni lavorativi all'anno, mentre in Francia il costo dello stress è stimato fra i due e i tre miliardi di euro ogni anno. E ancora, i costi diretti legati allo stress equivalgono a qualcosa come il 4% del pil europeo.
Il rapporto di Bruxelles evidenzia anche come i paesi che hanno già recepito la normativa comunitaria, 19 in tutto, evidenzino miglioramenti, e aggiunge la considerazione che la legge ha comunque prodotto un beneficio in termini di maggior sensibilizzazione al problema. 
Anche i consulenti della società ABEA sottolineano che «nel concentrarsi sulla tutela dei lavoratori, si sono stati sottovalutati i vantaggi per le aziende in termini di minore assenteismo e di maggiore produttività, perché quando un lavoratore si sente trattato male o non partecipe, rende meno».
Fra i lavori più a rischio stress, ci sono quelli dell'area sanitaria, ad esempio gli infermieri, gli autotrasportatori, gli addetti ai call center o agli uffici reclami. In genere, i lavori che prevedono un continuo contatto con il pubblico e quelle che prevedono una turnazione.
La valutazione serve per comprendere, e ridurre al minimo, i fattori di rischio. Va fatta su gruppi di dipendenti esposti allo stesso modo (ad esempio, gli addetti a uno stesso settore, i turnisti, e così via), e si articola in due fasi: una preliminare, per rilevare indicatori oggettivi, e una seconda a cui si procede nell'eventualità che si rilevino elementi di rischio.

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